martedì 10 novembre 2015

ministero della Prepotenza: docenti senza stipendio da più di due mesi

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C’è di buono
Migliaia di precari vengono assunti a tempo (e luogo) indeterminato: mettono fine ad una situazione insostenibilmente instabile diventando dei Titolari. E' la buona scuola 2015.
Finirà per loro la gavetta perpetrata, in alcuni casi, anche per svariati decenni.


Il fattaccio
E’ molto semplice:  Lo stipendio fatica a materializzarsi.
Al terzo mese di servizio, i neoassunti (vale anche per i supplenti) non hanno ancora percepito un centesimo. Non il becco di un quattrino per sostenere, oltre la propria famiglia, l’ emorragia di risorse causata dall’ improvviso e forzato trasferimento.

Il danno
L’ arte del precario sta nel crearsi supporti integrativi per sopravvivere. Esso difficilmente riuscirà a crearsi dei margini risparmiando un qualche surplùs. Deve però riuscire a procacciare la 20€ quotidiana in quei momenti in cui non c’è altro.
Ma i deportati devono ovviamente rinunciare ai metodi di sopravvivenza maturati giocando in casa, la cosa più legale che potranno fare sarà rivolgersi al parente affezionato (che andrà ricambiato ampiamente) o a qualche galantuomo che ti offre un vantaggioso 2x1: ogni stipendio prestato, me ne restituisci 2 (vantaggioso per lui).
Ma di sicuro occorrerà rientrare dai costi delle more, i riallacci delle utenze e i danni provocati dai ritardati pagamenti  che, se perpetrati da un privato cittadino, non sono assolutamente tollerati. Si parla di centinaia di euri.
A breve lo stipendio arriverà e con gli arretrati. Non avrà luogo la festa per i motivi appena esposti ma fra qualche mese ci si farà una risata, pensando a ..

La beffa
Una innocua clausola è che tale situazione non è monitorabile da nessuno sportello normalmente preposto. Si parla di “elaborazione” dei contratti che devono risultare “acquisiti”.
 ‘Ma checcazzo ti dovrai mai acquisire !?’ si chiede ora il docente provato.
 Da notare che 20’anni fa, con una mole di contratti ben
più massiccia, questa fase prendeva una settimana circa.
Sapere se il disagio è questione di giorni, settimane o mesi, limiterebbe certamente i danni e farebbe la differenza.
 Le risposte che il m.e.f. fornisce sono del tipo
                “siamo in ritardo, ma sa quanti come lei ..?”
                “ha ragione, chieda alla sua segreteria”
                “ controlli sul portale, anche se non compare”
                “Non si preoccupi, ci chiami anche tutti i giorni ..”
                “lei dovrebbe verificare in banca quotidianamente: quando vede il bonifico, è fatta!”

(risposte reali, riportate con testuali parole, fornite dai canali ufficiali del ministero)